Doping, Le Iene propongono un metodo per rintracciare l’EPO e sottolineano il “conflitto di interessi” delle federazioni

Con il Giro d’Italia 2019 alle porte Le Iene tornano a parlare di ciclismo. Cavalcando l’onda mediatica della Corsa Rosa in arrivo, il programma di Mediaset propone un nuovo servizio sul doping. Dopo una prima parte in cui vengono ricordate le precedenti “puntate”, tra cui quella in cui avevano parlato delle microdosi, argomento ben conosciuto nell’ambiente e di cui vi avevamo già parlato, Alessandro De Giuseppe torna ad intervistare il medico Pierre Sallet, che precedentemente aveva effettuato proprio una ricerca sull’impiego di EPO, cercando di proporne, senza successo, i risultati all’Agenzia Mondiale Antidoping.

Secondo quanto spiega il medico francese, in un contesto in cui il Passaporto Biologico non riesce sempre a rintracciarne l’eventuale utilizzo, una somministrazione di EPO potrebbe essere tuttavia rintracciata con esami diversi da quelli effettuati attualmente. In particolare, secondo le ricerche che sta effettuando, emerge che l’utilizzo di EPO potrebbe essere rintracciato trovando la presenza di un marker chiamato eritroferone.

È un problema politico e giuridico – spiega – Se oggi mi proponi un gruppo di dieci persone e vuoi sapere chi si dopa e chi no, scientificamente io posso dimostrarlo. Ci sono molti metodi non utilizzati. La questione è sapere se vogliamo davvero cambiare le cose“.

Chiaramente, da valutare anche l’aspetto economico visto che servirebbero risorse importanti per poter allineare il sistema, anche pensando ad aumentare la quantità, oltre che la qualità dei controlli. Nel mirino del servizio anche quello che viene visto coe “conflitto di interessi”, ovvero che a gestire l’antidoping sono le stesse federazioni e istituzioni del ciclismo. Diventerebbe così difficile contemporaneamente promuovere il proprio sport e gestirne la lotta al doping.

In conclusione del servizio appare Renato Di Rocco, presidente della Federciclismo e vicepresidente UCI. Sottolineando come “i positivi si prendono” e che “il sistema attuale funziona“, il massimo dirigente italiano “non assicura nulla” riguardo l’eventuale inserimento di un nuovo tipo di controlli, come quelli ipotizzati riguardo l’eritroferone, nel caso le ricerche dovessero dimostrare possa efficacemente rintracciare l’utilizzo di microdosi. D’altro canto, è evidente ci siano stati anche tagli a queste dichiarazioni, quindi sarebbe anche prezioso capire il discorso completo e le relative domande.

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